Lettera aperta a Marcello Baraghini: Stampa Alternativa nella tana del Lupo

Posted by reginazabo on November 29, 2008

È prevista per il 10 dicembre la partecipazione di Marcello Baraghini,
storico editore di Stampa Alternativa, a una serata nel centro sociale
nazifascista Casa Pound.

N.B. La petizione è stata chiusa in seguito alla decisione di Baraghini di non partecipare all’incontro.

Non riusciamo proprio a tacere. Per aderire firmando segui questo link.

Questa non è una pipa. (René Magritte, 1948)

Questi non sono picchiatori nazifascisti, ma interlocutori credibili. (Marcello Baraghini?, 2008)


Caro Baraghini,
è inverno, nevica e abbiamo deciso di raccontarti una storia.
C’era una volta Cappuccetto Rosso, che andò nel bosco, incontrò il lupo, gli disse dove abitava la nonna e lui per tutto ringraziamento si pappò la nonna in questione con tutta la cuffia, la camicia da notte e gli occhiali. Il lupo, è evidente, è un vero stronzo. Anzi no: il lupo è un lupo. Non è lecito, non è intelligente, non è possibile aspettarsi che si comporti da farfalla.
Ora, andando a vedere bene, il lupo potrebbe pure essere un ragazzone charmant e piuttosto brillante (d’altronde Cappuccetto Rosso se l’è intortata mica male), ma alla fine purtroppo c’è sempre quel finale sgradevole: il lupo è lupo, e alla fine la nonna se la pappa.
Se vogliamo trovare il taglio sociologico, possiamo pure arrivare a dire che il lupo ha avuto un’infanzia difficile, che sua mamma l’ha abbandonato, che forse ha bisogno di affetto.
Sia quel che sia, alla fine la nonna se la pappa.
Va detto che il lupo è anche un ecologista convinto, che gli fa onore l’impegno per la difesa del bosco in cui vive e che a volte, a primavera, è stato visto intrecciare deliziose collane di fiori.
Ma sia quel che sia, alla fine la nonna se la pappa.
Insomma, se sei una nonna, puoi trovare un sacco di cose che ti attraggono nel lupo, ma – forse – non è comunque una frequentazione apprezzabile. I lupi delle favole, caro Baraghini, possono presentarsi bene, essere molto intellettuali, dichiararsi disponibili al confronto, mostrarsi affascinanti e avere grandi baffi che gli nascondono le zanne, ma lupi sono e lupi restano. Sempre.
I lupi delle favole sbranano, prevaricano, disprezzano i deboli, gli emarginati, i diversi, gli alternativi. Magari prima li seducono, ma poi, prima o poi, inevitabilmente rispuntano le zanne. Esattamente come i nazifascisti.
Vedi, caro Baraghini, noi lo capiamo che Casa Pound è un luogo che può scatenare curiosità. Lo capiamo che il primo impatto non è la marionetta del naziskin che non ha altre possibilità dialettiche se non quelle consentite dai palmi delle sue mani o dalle nocche dei suoi pugni: ma sotto sotto, e nemmeno troppo sotto, c’è il solito vecchio lupo che alla fine la nonna se la pappa, anche stavolta.
Con i lupi, Baraghini caro, non si flirta. E non perché si abbia paura della dialettica (noi? Andiamo!), non perché non ci si possa sporcare le mani, non perché non si debba avere il coraggio del confronto con chi è diverso da noi, ma semplicemente perché la tua presenza – non la tua presenza personale, ché quella sarebbe cosa tua, ma la tua presenza pubblica di editore, pubblicizzata e rivendicata fino allo stremo − dà valore a un luogo di disvalori. Perché Casa Pound parlerà anche di mutui sostenibili, di antiglobalizzazione, di banche vampiro: ma dopo compaiono le zanne. La gente di Casa Pound è quella che pesta i ragazzini in piazza Navona, è la destra nazifascista che nega la libertà di interrompere volontariamente una gravidanza, che riscrive la storia, che disprezza gli stranieri e che ospita entusiasticamente concerti che celebrano a suon di saluti romani tutta la solita feccia del ventennio applicandola all’oggi. Magari fossero solo quattro nostalgici! Purtroppo sono fin troppo attivi sull’oggi, e dietro ai sorrisi e agli incontri culturali le zanne ben affilate sono quelle di sempre. Se sono riusciti a intortarsi te, pensa come si intortano gli altri. Non permettere loro di fare altra strada camminando anche sulle tue gambe, grazie anche alla tua storia (che, se non fosse a sua volta parte della nostra, non ci troverebbe qui a cercare di farci ascoltare), alla tua fama e alla tua cultura. Un lupo è sempre un lupo, Marcello: e tu non fare Cappuccetto Rosso. Sii piuttosto Alice che guarda dietro le parole, o meglio ancora sii quello che a lungo sei stato: il bambino nel corteo del re che grida da sempre che il re è nudo.

Post scriptum: L’idea della pipa di Magritte viene da un recente volantino dell’Avamposto degli Incompatibili di Viterbo e dello Spazio di documentazione il Grimaldello di Genova riguardante la sentenza Diaz e ci sembra una delle idee che meglio rendono la lontananza tra realtà e racconto della medesima. Lontananza che oggi sembra dilagare senza controllo. Grazie.

Primi firmatari:

Andrea Baglioni – lettore
Ilic Barocci – lettore
Chiara Battocchio – lettrice
Francesco Bellissimo – lettore
Blackswift – collettivo di scrittori
blicero – lettore
Piero Budinich – traduttore editoriale
Layla Buzzi – liutaia
Daniela Cabrera –  Freelance Translator, Member of Translators for Peace – Fontenay-aux-Roses, Francia
Antonio Caronia – Accademia di Brera – Milano
Sara Cecere – traduttrice
Flavia Cerrone – traduttrice freelance
Luisa Doplicher – traduttrice editoriale
Alfredo Fagni – lettore – Livorno
Raffaella Fort – lettrice – Trieste
Carlo Frinolli – art director nois3lab – Roma
Valentina Furnari – traduttrice freelance – Milano
Valeria Galassi – lettrice – Milano
Istituto Ernesto de Martino – Centro di ricerca sul mondo popolare e
proletario – S. Fiorentino (Fi)
killer – lettore
Martino Lo Bue – lettore – Fontenay-aux-Roses, Francia
Fiamma Lolli – traduttrice editoriale
Alessandro Lubello – redazione Internazionale – Roma
Antonio Menegotto – lettore – Padova
Floriana Pagano – traduttrice editoriale
Marina Pagliuzza – lettrice – Milano
Chiara Pazienti – traduttrice freelance – Roma
Marco Philopat – scrittore
pinna – lettore
Brunella Pinto – Precaria
Federico Prando – lettore – Milano
Arlette Remondi – lettrice – Trieste
Oscar  Romagnone – Traduttore Freelance
sens.it – artista
Roberta Amal Serena – lettrice – Roma
uomonero – lettore
Giuseppina Vecchia – traduttrice
Franco Vite – lettore – Cinigiano (Gr)

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8 thoughts on “Lettera aperta a Marcello Baraghini: Stampa Alternativa nella tana del Lupo

  1. per evitare di offendere chiunque, anche se solo per una scelta dettata dalla retorica, applichiamo volentieri la correzione proposta da pralina.

  2. L’eufemismo è una bella e antica invenzione, così come, più estesamente, l’arte della retorica: la quale, come diceva già Aristotele, insegna a convertire i biechi “pirati” in “pulitori del mare”.
    Cade un soffitto in testa a un nostro figlio, consegnato alle patrie scuole? Il governo diventa subito matrigna, e parla di inarrestabile “fatalità”. Il gioco è fatto, ancora una volta.
    Quelli che fanno un uso troppo disinvolto, o opportunistico, di questi scherzetti su base retorica, chi sa mai che gli capiti di ricevere, una sera di primo maggio, tornando a casa, una botta in testa, letale, ma, perché no?, fieramente interlocutoria…
    C.S.

  3. A proposito, scusatemi per la mia invadenza, mi accorgo ora (mea culpa e delle mie fette di prosciutto sugli occhi quando leggo la mattina) di questo vostro termine utilizzato “marionetta del naziskin… cerebroleso”, Ettore Bianciardi ha ragione, “cerebroleso” è un termine medico che indica un handicap gravissimo. Dai, toglietelo, “marionetta” basta e avanza. Anzi, per quanto mi riguarda, “naziskin” basta e avanza. Ci vogliamo distinguere per il rispetto verso tutti gli esseri umani, quindi non appioppiamo del naziskin a un cerebroleso, perfavore. Dai! Non vogliamo che per una “pecca” così si possa attaccare una fiaba che è un gioiellino? no? scusate, ho detto la mia. Poi, fate come vi pare…

    Un caro saluto.

  4. Errata corrige. A proposito di Angelo – chissà perché Fortunato poveraccio – Formiggini, volevo dire LEGGI RAZZIALI… “anti” è più recente, è un termine che è andato in voga dagli anni 70. Nel ventennio non si diceva ancora “anti”, e nemmeno “alternativa”. E nemmeno “stampa”, che quella libera veniva bruciata.

    Cordiali saluti.

    Grazie per l’ospitalità.

  5. Prodigi della telepatia. “Questa mattina mi sono alzata…” pensando che qualcuno avrebbe scritto una lettera, pubblica, con tutte le firme di coloro che da lettori scrittori e sostenitori di Stampa Alternativa non sono d’accordo che Marcello vada a Casa Pound. Non per la sua presenza “personale” (chiunque può parlare dove crede) ma perché rappresenta (anzi, di più, lui è) Stampa Alternativa. Ecco che trovo la vostra lettera e voglio sottoscriverla, perché mi sembra assolutamente equilibrata, corretta, ironica, è scritta bene, non contiene insulti né attacchi ad personam contro Marcello, che non sarebbe leale. Marcello a mio parere è un’ottima persona, non lo fa certamente per tornaconto personale o come qualcuno ha detto, per batter cassa. Penso che lui ci andrà lo stesso a presentare i bianciardini, perché mi sembra assolutamente convinto a volerlo fare. Troverà molte persone (intelligentemente) critiche nei confronti della sua decisione ma non troverà nessuno a impedirglielo, non siamo ancora (non ancora) nel ventennio fascista quando un editore come Angelo Fortunato Formiggini, ebreo, si suicidò in maniera spettacolare dopo la promulgazione delle leggi antirazziali. Ci andrà, questo è sicuro. Perché dalla Resistenza in poi c’è sempre stata tanta gente che ha voluto difendere fino allo strenuo ANCHE questa sua libertà.

    Potete mettermi fra le voci “critiche” che firmano la vostra lettera. Mi firmo con il mio usuale pseudonimo perché Marcello sa chi sono, e il resto è un option di lusso. Scrittrice e pittrice. Firenze

  6. Baraghini non è uno che pensa o che agisce: lui reagisce compulsivamente, e qualsiasi cosa accade o sente dire, lui gli va contro, e spera che siano tutti come lui: ma guai a contraddire lui, lui ha sempre ragione.

    Da quando inneggiava all’entrata gratis ai concerti come se fosse la lotta di classe, ad oggi, che riesce a far diventare “alternativo” persino Jacovitti, la sua ambizione è quella di essere nazional-popolare, come se fosse un Pippo Baudo di antimateria.

    Con il pensiero, al quale un bischero come Heidegger diceva fosse estraneo ogni genere di polemica, lui non c’entra niente: è semplicemente in dipendenza da contrapposizione, come un bambino cattivo. In realtà, lui è il migliore alleato dei suoi nemici, con i quali condivide l’ansia di presenzialismo e l’ipercomunicazione, e la capacità di dire tutto e l’opposto senza nessun rigore scientifico e nessuna considerazione per un etica della conoscenza. Se oggi va dai fascisti, non deve stupire: andrebbe pure da Padre Pio se ci vedesse la possibilità di rompere i coglioni a chicchesia.

    Il fatto che la casa editrice da lui diretta ogni tanto sforni buoni libri (e ne sforna di certo, ma nemmeno troppi), è dovuto non solo al suo fiuto commerciale (alla cultura è allergico), o ad un lavoro redazionale su certi settori (musica, ad esempio) competente e sufficientemente emancipato dalla sua influenza, ma anche al fatto che obiettivamente il contesto italiano fa schifo, e andare contro è un po’ come sparare ai pesci in un barile: fai una cazzata, però magari qualche colpo lo indovini.

    Certo, sarebbe da par suo non riconoscere un discorso di molti anni, che lega coerentemente la contestazione dell’industria culturale e la ricerca di percorsi di condivisione differenti: ma probabilmente neanche se ne è accorto del successo che ha avuto e delle ragioni che ha trovato, è troppo impegnato a fare la parte della vittima mal vestita amico degli sfigati di scarso talento. Di fatto e di concetto, non è lui a portare avanti i discorsi davvero cruciali, con buona pace della cultura libertaria e gioiosa e di tutte le altre minchiate che almanacca.

    Mi è cordialmente antipatico, e queste cose gliele volevo dire da un pezzo. Spero che le legga e che si ricordi di me, spero che altri le leggano e ci pensino su.